Nella nuova mostra personale A Place for Lost Things, Damien Flood continua a spingere e provocare i limiti e i confini della pittura e della loro stessa realizzazione. Una domanda centrale nella pratica di Flood è come, nei tempi moderni, un artista possa raffigurare il mondo che lo circonda.
Negli ultimi tre anni attraverso la ceramica Flood ha trovato un nuovo modo di esprimersi inserendo nel suo lavoro significati diversi e più diretti. Il processo di lavorazione dell'argilla rafforza il collegamento con le idee di un passato storico e archeologico, scavare per portare alla luce manufatti ultraterreni. La ceramica inserita nei e fra i dipinti permette a questi di prendere vita e seguire il proprio percorso nel mondo come individui.
In questa nuova serie di lavori Flood presenta allo spettatore principalmente dipinti di grandi dimensioni accanto a piccole opere in ceramica che si integrano e interagiscono con elementi di vari stili, approcci e tecniche.
I dipinti sembrano costruire un mondo statico, fermo nel bel mezzo del più totale disfacimento in grado di porre domande e riflessioni allo spettatore. Le ceramiche, invece, invitano il pubblico a interrogarsi sul ruolo degli artefatti e su come affrontiamo culturalmente l'inevitabile sfumatura sarcastica presente in questi lavori.
Queste opere sono state realizzate con lenta fatica proprio per invitare l'osservatore a una lenta visione. I dipinti possono essere suddivisi in interni ed esterni, ovvero, gli interni mostrano qualità antropomorfe; i confini tra ciò che è animato e inanimato sono sfumati. Mentre negli esterni nuovi elementi 'vitali' entrano nei lavori dell'artista..
Weber & Weber
Galleria Arte Moderna e Contemporanea